Costiera Amalfitana

La leggenda vuole che Amalfi sia stata fondata da Ercole in nome della sua amata ninfa, la quale ebbe breve vita. Ercole la volle seppellire nel posto più bello del mondo in cui, a testimonianza di un grande amore, fondò una città che portasse il suo nome.

L'ipotesi storica invece racconta che Amalfi trarrebbe le sue origini da famiglie romane che, imbarcate per Costantinopoli, furono travolte da una tempesta nel golfo di Policastro; avrebbero così fondato una "Melphes", l'attuale Melfi poi, trasferitisi più a nord, avrebbero preso dimora nel luogo dell'attuale Amalfi, fondandola col nome di "A-Melphes". Infatti sotto lo stemma della città c'è la scritta: discende da patrizi romani.

Le prime notizie certe di Amalfi risalgono al 533, al tempo della guerra gotica allorché, con la vittoria di Narsete su Teia, Amalfi passò sotto il dominio dell'impero Bizantino ed entrò a far parte del ducato di Napoli. Sottoposta ai Bizantini, divenne un centro di traffici tra l'Oriente e l'Italia meridionale.

Amalfi si costituì, intorno all'850, in una Repubblica autonoma retta da due magistrati che, successivamente, si fecero chiamare duchi.

La città seppe tenere, per ragioni di commercio, ottimi rapporti con tutti i poteri in Italia ed anche con il mondo mussulmano; rapporti, quest'ultimi, che poi ruppe per schierarsi con i papi. Nel X secolo diventava una potenza marinara e con le sue navi solcava tutti i mari, dal Mediterraneo all'Estremo Oriente, sviluppando un commercio fiorente che produceva ingenti ricchezze per i suoi abitanti; si sviluppavano anche l'arte e la cultura, venivano create delle regole commerciali, nasceva il Codice del Diritto marittimo internazionale, i navigatori perfezionavano la bussola (all'Amalfitano Flavio Gioia va il merito di averla inventata).

La Tabula Amalphitana è il prezioso documento, risalente alla fine dell'XI o agli inizi del XII secolo, che contiene le leggi e le consuetudini marittime della gloriosa repubblica marinara di Amalfi. Tali norme, riconosciute valide e adottate da diverse potenze marinare, costituirono per diversi secoli il codice universale del commercio per tutto il Mediterraneo. Composto di 66 capitoli, 21 dei quali in latino, l'importante documento è oggi conservato, in una redazione del XV secolo, nel Museo Civico di Amalfi ospitato in palazzo Morelli, attualmente sede comunale della nota cittadina. Nel 1048 gli Amalfitani fondarono l'Ospedale di S. Giovanni a Gerusalemme da cui trasse poi il nome l'Ordine dei Cavalieri Ospitalieri, oggi Cavalieri di Malta. La città raggiunse il massimo splendore nella prima metà del secolo XI ma, nel 1073, sottomessa dai Normanni, vide iniziare la sua decadenza: venne a conflitto con Venezia e Bisanzio, tra loro alleate, e perse molte delle influenze e privilegi che contava in Oriente. Nel 1131 fu annessa al Regno di Sicilia e qualche anno dopo veniva attaccata e saccheggiata due volte da Pisa (1135 e 1137).

Ebbe un'apparente ripresa nel XIII secolo sotto Federico II. Nel 1343 uno spaventoso maremoto, descritto dal Petrarca, investì la costiera; gran parte dell'abitato andò distrutto (con esso probabilmente anche il palazzo Ducale, citato in un documento come "palatium amalphitanum"), furono sommerse le fortificazioni, i cantieri navali, i magazzini e le attrezzature marittime. Cinque anni dopo, la famosa peste del 1348, descritta dal Boccaccio, completò l'opera di distruzione fra gli uomini. Amalfi e tutte le cittadine della costa che erano state splendide località popolate e fortificate, ricche di sontuosi palazzi, ornati di affreschi, marmi, colonne, fontane, si avviavano a diventare modesti paesi che, privi della ricchezza che veniva dal mare, ritornarono alla economia tradizionale della pesca, dell'artigianato locale e dell'agricoltura. Amalfi esce praticamente dalla scena delle grandi città marinare ed incomincia il cammino per diventare una delle località turistiche più famose nel mondo.

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